Ciao a tutti. In questo articolo, vorrei parlarvi delle perdite e delle nostre reazioni emotive a queste perdite.
Le parole che ho sentito da molti dei miei clienti e dalle persone intorno a me a seguito dei terremoti che abbiamo vissuto di recente erano: “Come continueremo da ora in poi? Come normalizziamo? Ci si sente in colpa ad essere felici come prima."
Anche se molti di noi sono tornati alla vita quotidiana dopo il terremoto, immagino che queste domande siano sempre in difficoltà nei recessi della nostra mente. Sì, niente sarà più come prima. Tuttavia, niente deve essere peggio di prima.
Ogni volta che viviamo un evento che supera le nostre capacità cognitive ed emotive, iniziamo ad attivare vari meccanismi che si adatteranno ad esso fisicamente e mentalmente. Le nostre reazioni sono talvolta consce e talvolta inconsce. L'importante è rendersi conto che non esiste uno schema specifico delle nostre reazioni in tali situazioni e che ogni reazione è unica come le nostre impronte digitali.
Sì, è da qualche parte che torniamo alla nostra "normalità" vita mentre le persone che hanno vissuto un evento traumatico lottano per restare in vita, può scatenare sentimenti di colpa. Dovremmo però considerare anche questo: nessuna persona che ha vissuto un terremoto sperimenta da vicino sintomi di ansia, depressione e trauma ogni secondo. È anche un errore collocare le esperienze di queste persone in un luogo fisso specifico dei terremoti. Un simile approccio ci porta a vedere la vita delle persone con esperienze traumatiche come costituita esclusivamente da questo trauma e fornisce una visione migliore dei momenti in cui la motivazione a continuare a vivere è diversa. A volte è anche possibile non dare una risposta specifica associata a un evento specifico. A questo punto, la cosa importante è vedere quanto siano utili queste reazioni per la gestione cognitiva ed emotiva dell'individuo e per l'adattamento alla sua vita a livello funzionale.
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